«In questo libro troverete molte avventure: tempeste, visioni, lunghi cammini, voli maestosi nell'immensità dei cieli, viaggi per raggiungere il Polo Nord. Ma questo non è un libro di avventure. Troverete la Londra dell'800 in tutto lo squallore della sua povertà, la meschinità della gente povera e ricca, vedrete anche germogliare la bontà di alcuni, in luoghi e in momenti inaspettati, di fronte al volto di un bambino eletto come umile messaggero di un cielo umile. Ma questo non è solo un romanzo vittoriano alla Dickens. Vedrete comparirvi davanti figure gigantesche e terribili, lupi ringhianti che trasformeranno la realtà in un luogo fantastico e macabro. Ma questo libro non è un libro del genere fantasy, né del genere gotico. Questo libro parla di un amore.» Pietro Federico
«[George MacDonald] uno scozzese di genialità genuina quanto quella del Carlyle; sapeva scrivere delle favole che facevano diventare favola ogni esperienza. Sapeva far provare esattamente la sensazione che tutti noi abbiamo in mano il capo di un magico filo, il quale alla fine deve condurci in paradiso. Era una specie di calvinismo ottimista. Ma quelle favole davvero significative erano accidenti geniali.» Gilbert Keith Chesterton