«Questa "traduzione" di alcuni passi della Divina Commedia (non si turbino le anime belle, né depongano l’arma dei loro emulsionanti critici) nasce dalla medesima febbre ludica cui non può sottrarsi la poesia quando è grande e bella e seria: e chi più di Dante? Il che equivale a dire che, se di gioco si tratta, non pare troppo qualitativamente difforme, il nostro, da quello messo in atto dal poeta: non dal punto di vista dei risultati (of corse...), ma da quello d’una Dionisiaca, artigianale consonanza col suo aìstron che, senza voler mistificare o elidere nulla, presume di muoversi nelle stesse acque del medesimo fiume […] Certo, ogni calderone linguistico ha bisogno d’un selezionatore (nel caso specifico il sottoscritto) disposto ad assumersi la responsabilità del precipitato.» Bruno Sacchini