«Al suo terzo libro in poco più di un decennio, Salvatore Ritrovato attinge una prima maturità d’autore e quella compiutezza che peraltro le due precedenti plaquettes (Quanta vita, Book 1997 e Via della pesa, ivi 2003) già lasciavano immaginare, o meglio intravedere nella fedeltà ad un nucleo poetico (il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, il paese d’origine perso nella lontananza di un esilio interno) gelosamente custodito solo per essere scandito a posteriori in una docile sillabazione, nel flusso di cose/luoghi/presenze che assume inderogabilmente la forma dell’eterno ritorno. Il segno di Ritovato ha carattere lirico-elegiaco, un tono mite e tuttavia passibile di improvvise escursioni che sommuovono la regolarità del proprio ritmo, il quale coincide con un endecasillabo che ora si dilata in un sospetto di prosa, cioè verso il limite del verso libero, ora invece si concentra e precipita in clausole di più vibrante esattezza.
Di "anni tenacemente sradicati" dice un verso di Ritrovato che può essere letto alla pari d'una dissimulata dichiarazione di poetica. Dunque il fatto che accolga il moto a ritroso dell'elegia, o che scelga addirittura l'embelema dell'ecloga, non significa che il tempo ritorni per lui con ovvia linearità. Al contrario, il tempo urge e non ha requie.» Massimo Raffaeli
