«In una raccolta di poesie, le parole divergono spesso verso una porta ignota. Non ci sono i margini del tempo e l'orientamento diventa la cadenza del verso, l'immagine mutevole delle voci, il viaggio obliato della materia. [...]In questa prima raccolta di Patrizia Santi le parole suggellano proprio una nascita o una rinascita alla coscienza, monitorano la carne e ne imbevono il corpo. [...]Il senso del vuoto affonda le sue radici nella notte, nel gioco delle tenebre e in quel punto della luce che perfora il nostro stesso sangue. [...]Nascere corrode, dipana dentro "il succo acido di un ventre" come recita la Santi, scorpora, taglia ogni ferita aperta dalle parole». Aurora Castro
