«Questa raccolta, strutturata su testi brevissimi alternati con equilibrio a passaggi in prosa, è improvvisamente attraversata da una poesia lunga, cantata, con un preciso e battente refrain. Si tratta di "Dì (disordine)", testo che compare nella seconda parte dell'opera quasi a organizzarne il significato, come se ciò che accade nel resto del libro, così sincopato, lampeggiante ed epifanico perfino nelle prose, ruotasse intorno ad un brano che si stacca con tanta evidenza dal resto. Lo stile delle poesie di questo libro, anche di quelle in prosa, rimane sempre contratto, limpido ed essenziale, asciuttamente lirico [...] La poetessa aggiunge un'accezione personale: "ti ripeterò nei nomi delle cose", rendendo così i nomi abitati da una presenza cara. Estremamente significativo e, anzi, luminoso il finale di tutto il libro, dove la presenza che è motivo della poesia viene indicata per nome, quel "nome piccolo e bianco".» Gianfranco Lauretano