“La poesia non è un modo di liberare l’emozione, ma una fuga dall’emozione; non è un’espressione della propria personalità, ma una fuga dalla personalità. Ma, naturalmente, solo coloro che hanno personalità ed emozioni sanno cosa significa voler fuggire da queste cose” affermava Thomas Stearn Eliot, faro di tanta parte della poesia di Daniele Gigli, un autore del quale conserva l’insistenza dei processi allegorici (“la terra delle ossa senza tendini, dei corpi sfarinati è adesso/ adesso e in ogni luogo”), luce fissa che fa il pari con quella spesso accesa di Luzi del quale conserva certa dolcezza invocativa (“Tu che hai portato in grembo il fuoco del divino/ conservaci il favore della notte,/ l’amore della carne, il coraggio del mattino”). Ebbene: essere a buon punto sulla strada indicata da Eliot offre oggi una sicura risposta a Daniele Gigli che nella plaquette d’esordio chiedeva una ragione per cantare. (Francesco Napoli)