«L’insopportabile ordito è anzitutto la poesia della quiete ingannevole, la feconda e inesausta risorsa dell’inquietudine, che coglie brevemente i segni di una grazia corrusca, di un barbaglio affocato – per quanto segreto – e che, nella misura della sua parvenza, teme la precisione dell’ordito per l’insopportabile morte da questi implicitamente rappresentata e per la dismisura disincarnata della sua chiarezza.» (Simone Dubrovic)