Volano verso il cielo, attratte irresistibilmente da “profumo di alto miele [...] e un sussurro / gelato nell’azzurro”, le api protagoniste della Canzone delle api stolte (Het lied der dwaze bijen): lontano dai giardini terreni, alla ricerca di “arcane rose”. La ‘Canzone’ è stata giudicata da molti, tra cui Simon Vestdijk, uno dei risultati più alti della poesia in lingua neerlandese. Il fitto tessuto fonosimbolico, lo schema delle rime che incatena l’una all’altra le quartine (abaa bcbb), con il primo verso ripetuto nel terzo (in un solo caso con una variazione), la patina leggermente arcaica del lessico – in Nijhoff per lo più semplice e colloquiale – allusivo e polisemico: tutto concorre ad esprimere lo slancio irrefrenabile dell’ascesa, mirabilmente ricreato da Giorgio Faggin in traduzione italiana.