Tutto in questa poesia limpida è allusione, simbolo, rinvio, pittura. Le immagini tornano a parlare con pregnanza. Una densità di pensiero, una ricchezza di riferimenti, una complessità di costruzione permettono di nascondere nel realismo del racconto la trama metafisica. Siamo nei terreni arati da Montale, con quella «poetica degli oggetti» cara a Luciano Anceschi, il «correlativo oggettivo» di Eliot (non a caso legato a una paternità dantesca). Talora il ricordo di Caproni potrebbe essere evocato, nei versi esatti che catturano fantasmi istantanei. Ma credo che una traccia del paesaggismo americano, un realismo platonico affine a quello di Edward Hopper, entri nella scena mentale di questi versi. (Rosita Copioli)