Ogni forma di scrittura è in ultima istanza scrittura autobiografica, o porta in sé tracce della vita di chi scrive. Anche questi racconti sono stati lasciati dal loro autore con l’intima consapevolezza che costituissero un testamento, il segno di una vita interiore che in altro modo non poteva essere espresso.
Renzo li aveva scritti e riscritti più volte. Sempre incerto e scontento del risultato, era tornato sulla loro stesura anche negli ultimi giorni di vita, quando una malattia feroce e impietosa lo stava consumando con una rapidità sconcertante. Ma ciò che di più voleva era che fossero pubblicati, che non scomparissero con lui e con la memoria fragile che ogni vita lascia di sé se non è testimoniata in qualche forma concreta. E lui vedeva la sua vita come un’ombra che rischiava il buio. (Simonetta Nicolini)
