Come negli altri libri di questo singolarissimo autore, credo che il segreto essenziale della sua forza d’orientamento, capace di sorreggerlo perfino nei più tremendi uragani, sia la natura in qualche modo taoista del suo sguardo. Benché profondamente nutrite dei miti ebraici dell’Origine, le acque da lui evocate non tendono, alla fine, alla liquidità taoista del Paradosso? Solo nel “cuore senza cuore” del Tao, solo attraverso l’atto supremo della rinuncia il bello e il Sublime si svelano in extremis come yin e yang, cioè come volti relativi e cangianti di qualcosa che immensamente li trascende: quell’eterno che si annida negli attimi, quel vuoto che è pienezza, quel buio che è luce, quell’oceano in cui ci tufferemo per rigenerarci dalla morte e dalla vita, per battezzarci nel “gorgo” del nulla, per ritrovarci finalmente leggeri. (Paolo Lagazzi)