Gabriele D’Annunzio scrisse Parisina nel 1902 e fu concepita inizialmente come seconda parte della trilogia i Malatesti che avrebbe dovuto comprendere le tragedie Francesca da Rimini, Parisina e Sigismondo Malatesta. Ma solo le prime due giunsero a compimento. Parisina narra la storia di due amanti infelici: ogni dialogo è avvolto dalla passione, dalla lussuria e dalla malizia nello spirito dannunziano più audace e sensuale. L’amore tra Parisina Malatesta e Ugo d’Este è raccontato in quatto atti e approda alla realizzazione musicale solo nel 1913 grazie alla collaborazione con Pietro Mascagni. La rappresentazione al Teatro La Scala avverrà tra critiche e sconcerto del pubblico e non farà altro che accrescere il rumore attorno all’opera. A differenza della Parisina di Lord Byron (da noi pubblicata con testo a fronte nella collana Scintille) D’Annunzio, a distanza di quasi cento anni, si rivela al lettore un poeta visionario e fantasioso come le figure dei decostruzionisti dell’epoca, creando un’atmosfera onirica e drammatica. Oggi un confronto è d’obbligo tra i due più grandiosi autori della leggendaria vicenda di Parisina, tra Parisina 1816 e Parisina 1913, tra Byron e D’Annunzio, tra la letteratura romantica inglese e quella decadente italiana.