«Pipá, scritto nel 1886, è un perfetto esempio di come l’autore sia riuscito a coniugare talento letterario e spirito giornalistico, è un testo in cui emergono ideali filosofici impregnati di positivismo e naturalismo. Crude descrizioni costellano questo racconto, da quando il piccolo Pipá, un ragazzino povero e malandato, dorme per strada perché vuole evitare di essere picchiato dal padre a casa, fino a quando egli stesso, allevato nella violenza, malmena un altro ragazzino e fa cadere una donna anziana dalle stampelle. Clarín non vuole che il lettore provi pena per il protagonista, ma che egli veda la nuda realtà delle sue condizioni di vita: Pipá diventa così un antieroe della commedia umana. Il narratore si definisce “uno storico che riporta le imprese di un fanciullo che altrimenti tutti dimenticherebbero” e molto spesso il lettore è portato a riflettere sul protagonista e sul perché compia determinate azioni. La sua vicenda è un pretesto per condannare una società che vive di falsi valori e che attribuisce la fama senza una logica o una morale.»
(Alessandra Callà)