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Rivista Internazionale di Poesia, Arte e Teatro
POESÍA DE MÉXICO : Eduardo Lizalde

poesÍa de mÉxico : EDUARDO LIZALDE

anno 1 - N° 03
8 Settembre 2016

È stato recentemente ripubblicato in Spagna, Colombia, Argentina, El Salvador, Guatemala, Costa Rica e Messico, El tigre en la casa del poeta Eduardo Lizalde (1929), uno dei più importanti poeti contemporanei. Le più recenti presentazioni del libro sono avvenute a Los Angeles e a Buenos Aires ed hanno celebrato gli 86 anni del poeta. Siamo lieti di annunciare qui che un’ampia antologia della poesia del poeta messicano sarà presto pubblicata anche in Italia per le nostre edizioni nella traduzione di Stefano Strazzabosco, con una nota di Marco Antonio Campos e con il sostegno del Círculo de poesía di Città del Messico. Vi proponiamo qui di seguito una delle sue più famose poesie (del 1970), diventata un riferimento e una vera e propria bandiera della poesia latinoamericana. 


 
EL TIGRE

Hay un tigre en la casa
que desgarra por dentro al que lo mira.  
Y sólo tiene zarpas para el que lo espía, 
y sólo puede herir por dentro,
y es enorme:
más largo y más pesado 
que otros gatos gordos 
y carniceros pestíferos 
de su especie, 
y pierde la cabeza con facilidad, 
huele la sangre aun a través del vidrio, 
percibe el miedo desde la cocina
y a pesar de las puertas más robustas.

Suele crecer de noche:
coloca su cabeza de tiranosaurio 
en una cama 
y el hocico le cuelga 
más allá de las colchas.
Su lomo, entonces, se aprieta en el pasillo, 
de muro a muro,
y sólo alcanzo el baño a rastras, contra el techo,
como a través de un túnel 
de lodo y miel.

No miro nunca la colmena solar, 
los renegridos panales del crimen 
de sus ojos,
los crisoles de saliva emponzoñada 
de sus fauces.

Ni siquiera lo huelo, 
para que no me mate.

Pero sé claramente
que hay un inmenso tigre encerrado 
en todo esto.


 
IL TIGRE

C’è un tigre in questa casa
che dilania per dentro chi lo guarda.
E solamente ha artigli per quelli che lo spiano,
e può ferire solamente dentro,
ed è enorme:
più lungo e più pesante
di altri gatti grossi
e macellai pestiferi
della sua stessa specie,
e poi si innervosisce facilmente,
odora il sangue anche attraverso i vetri,
fiuta la paura dalla cucina
e malgrado le porte più robuste.

Di notte suole crescere:
appoggia la sua testa di tirannosauro
su un letto
e il muso gli ricade
più in là del copriletto.
Il dorso, allora, gli si schiaccia in corridoio,
da parete a parete,
e per andare in bagno mi costringe a sfiorare il soffitto,
come attraverso un tunnel
di fango e di miele.

Non guardo mai l’alveare solare,
i favi anneriti del crimine
che porta nei suoi occhi,
i crogioli di bava avvelenata
che ha nelle sue fauci.

Non lo fiuto nemmeno,
perché lui non mi uccida.

Ma io so chiaramente
che c’è un immenso tigre chiuso dentro
a tutto questo.
 
Traduzione di Stefano Strazzabosco per Raffaelli Editore