"Parlami di letteratura" è una frase tratta da una lettera che Renato Poggioli scrisse a Carlo Bo nel dicembre 1930, e sembrerebbe naturale in quell’«amicizia letteraria» che fu la loro relazione. E tuttavia, se è vero che la loro corrispondenza è piena di letteratura e teatro e traduzione e cinema, è altrettanto vero che questa letteratura è intesa in senso totale, come vita. La corrispondenza rivela in altre parole una passione esistenziale per la letteratura, in linea con quella concezione che Bo, nel famoso articolo del 1938, definì «letteratura come vita». Quando nell’epistolario Poggioli dice a Bo «passiamo alle cose nostre», riferendosi appunto alla letteratura, non intende infatti trattare con lui di tecnicismi letterari che nulla hanno a che fare con la vita. Bo e Poggioli divergono e non poco quanto al «senso critico». E tuttavia li accomuna, per riprendere le parole stesse di Bo, una concezione della letteratura «come una strada, e forse la strada più completa, per la conoscenza di noi stessi, per la vita della nostra coscienza. Per noi [letteratura e vita] sono tutt’e due, e in ugual misura, strumenti di ricerca e quindi di verità: mezzi per raggiungere l’assoluta necessità di sapere qualcosa di noi». Ecco, in questa caccia alla verità per il tramite della scrittura e della letteratura è il senso profondo della amicizia letteraria tra Poggioli e Bo, quale emerge dalle lettere qui presentate. (Giuseppe Ghini)