Con le parole si può giocare. Lo sa bene Cristiana Constantinescu, che abbraccia il creato e lo modifica a propria immagine. Non chiede il permesso, lo fa con l’autorevole spregiudicatezza della giovane età. E mentre una sottile vena di follia sembra attraversarle, la poetessa possiede le parole, le genera, le scontorna, le unisce, ne conosce il peso e ne riconosce il potere incantatore. Così noi, lettori, storditi rimaniamo, circuiti dal sacro di cui si ammanta e dall’erotismo che prepotente si svela. Le poesie di Cristiana sono morsi alla vita quotidiana, stelle di cui vediamo vibrare per un istante la superficie luminosa nell’oscurità della notte. (Laura Catrani)