Nella poetica di Anna Maria Tamburini, forgiata dall’incontro trasformante con la poesia francescana di padre Agostino Venanzio Reali, ogni piccolo dettaglio, apparentemente insulso, si colora di una tonalità trascendente, fino a farsi iniziazione al Mistero, preghiera poetante. In essa si intrecciano icone e risonanze bibliche, luoghi, nomi e volti della Sapienza antica e sempre nuova che tornano ad affacciarsi nello spazio e nel tempo presente facendosi invocazione e orante contemplazione, fino a condurre la preghiera verso la poesia e ad accogliere il diamante della Parola divina nei fragili vasi delle parole umane. Così poesia e preghiera si intrecciano senza confondersi, dispiegando nuovi orizzonti di senso e di meditazione sull’umano interrogare e pellegrinare. Sulla soglia dell’indicibile preghiera, al confine tra visibile e invisibile, questa poesia apre varchi inauditi sulla divina Presenza, «fenditure di cielo», nel «muro di piombo/ che avvolge la terra» e da queste crepe del raziocinio umano lascia intravedere l’azzurro dell’Eterno, cogliendone le sue tracce nella realtà povera e mortale del creato. (N. V.)
Il libro di Anna Maria Tamburini, Sequenze auree (Raffaelli Editore), colpisce per la serietà del costrutto e per la vitalità interiore che lo qualificano dalla prima all’ultima pagina. Se è vero, come vi si legge, che “nel mondo le parole sono corpi viandanti” (il che vale per ogni autentico portatore di parole, e in particolare per il poeta), il cómpito fondamentale è il dotare questi “corpi viandanti” di un ritmo, di una continuità, di una intenzione persuasiva. E Anna Maria Tamburini, in un libro pur così vario nei particolari delle singole “sequenze”, manifesta la capacità di lavorare sul registro di una riflessione alta e insieme su quello che esige una trascrizione dell’accidentato cammino di tutti i giorni. Al ritmo dell’ “ansante cuore”, che possiede anche una ininterrotta e preziosa “memoria”, l’umano “viaggio” si snoda “finito e infinito”, senza escludere l’ipotesi di una redenzione “dell’anima nostra”. (Motivazione del Premio Letterario “La Ginestra” - Firenze)