Giovanny Gómez (Bogotá, Colombia, 1979) è fondatore e direttore della rivista di poesia “Luna de Locos” e del Festival Internazionale di Poesia che proprio in questi giorni si sta svolgendo a Pereira, dove è anche promotore culturale della Camera di Commercio e direttore del laboratorio “La Poesia è un Viaggio”.
Oggi lo omaggiamo con tre poesie estratte dall’ultima raccolta personale che ha redatto per noi, Una parola come casa / Una palabra como casa, tradotta da Gianni Darconza. Ricordiamo che il suo libro Casa de Humo ha ricevuto il Premio Nazionale di Poesia María Mercedes Carranza nel 2006 e il Premio Letras del Mundo nel 2012 della casa editrice messicana Ediciones sin Nombre. Con il suo secondo libro Lo Invisible è vincitore della Colección Escritores Pereiranos. Le poesie contenute in questi due volumi sono antologizzate nella raccolta Parole che sanno mordere nei sogni / Palabras que saben morder en los sueños, da noi pubblicata nel 2015 nella traduzione di Emilio Coco.
Oggi lo omaggiamo con tre poesie estratte dall’ultima raccolta personale che ha redatto per noi, Una parola come casa / Una palabra como casa, tradotta da Gianni Darconza. Ricordiamo che il suo libro Casa de Humo ha ricevuto il Premio Nazionale di Poesia María Mercedes Carranza nel 2006 e il Premio Letras del Mundo nel 2012 della casa editrice messicana Ediciones sin Nombre. Con il suo secondo libro Lo Invisible è vincitore della Colección Escritores Pereiranos. Le poesie contenute in questi due volumi sono antologizzate nella raccolta Parole che sanno mordere nei sogni / Palabras que saben morder en los sueños, da noi pubblicata nel 2015 nella traduzione di Emilio Coco.
LAS PROPIAS PALABRAS
Si el amor nos pierde
y su vacío sigue acumulándose en mí
los días pasan
solo cabellos escapan por el grifo
y cada instante se vuelve dedos que el tiempo tuerce
adivinando un destino
como si el olvido se simplificara
en la luz de unos ojos
LE PROPRIE PAROLE
Se l’amore ci perde
e il suo vuoto continua ad accumularsi in me
i giorni passano
solo capelli scappano dal rubinetto
e ogni istante diventa dita che il tempo ritorce
indovinando un destino
come se l’oblio si semplificasse
nella luce di alcuni occhi
Se l’amore ci perde
e il suo vuoto continua ad accumularsi in me
i giorni passano
solo capelli scappano dal rubinetto
e ogni istante diventa dita che il tempo ritorce
indovinando un destino
come se l’oblio si semplificasse
nella luce di alcuni occhi
IMPACIENCIA
Para que mi vida no se separe del cuerpo
concédeme a lo largo de este silencio
una manera de verme
ahora que el abandono dice un destino
ahora que las heridas mortales
participan de esos días en los cuales volvemos a cantar
IMPAZIENZA
Affinché la mia vita non si separi dal corpo
concedimi lungo questo silenzio
un modo di vedermi
adesso che l’abbandono dice un destino
adesso che le ferite mortali
partecipano di quei giorni in cui torniamo a cantare
Affinché la mia vita non si separi dal corpo
concedimi lungo questo silenzio
un modo di vedermi
adesso che l’abbandono dice un destino
adesso che le ferite mortali
partecipano di quei giorni in cui torniamo a cantare
PALABRAS PARA DESPERTAR
Por una calle oscura de Bogotá DC
un muchacho me dice que no puedo amarlo
y de nuevo un silencio extraviado recorre los techos en la
mirada
Sé que es mío el viejo sobre una camilla por el corredor
del hospital
él que desoye las enfermeras y maldice la mediocridad de
esta vida
la fortuna que no llega la impertinencia de la muerte
pero la voluntad de las formas se vuelve gris entre los
cristales perfectamente limpios
A veces el sol languidece bajo aguas que no se mezclan con
la lluvia
el recuerdo trae un pedazo de carne caliente a la mesa
está envuelta en periódico
y el sudor grasoso que deslíe las noticias de días pasados
avanza como esta mancha de gente en la luz del semáforo
Una flor de amapola pesa cuando cierro los ojos
canoas navegando amarran los vientos en mis palabras
pero hojas de plátanos teñidas de sangre remozan sus flores
como si el tigre listo a devorarme abriera sus ojos
y yo pudiera en su camino ver mi rostro
PAROLE PER SVEGLIARSI
In una strada oscura di Bogotà DC
un ragazzo mi dice che non posso amarlo
e ancora il silenzio smarrito percorre i tetti nello sguardo
So che è mio il vecchio su un lettino nel corridoio
dell’ospedale
lui che ignora le infermiere e maledice la mediocrità di
questa vita
la fortuna che non arriva l’impertinenza della morte
ma la volontà delle forme si fa grigia tra i vetri perfettamente
puliti
A volte il sole langue sotto acque che non si mescolano con
la pioggia
il ricordo trae un pezzo di carne calda a tavola
avvolta in un giornale
e il sudore grasso che dissolve le notizie di giorni passati
avanza come questa macchia di gente alla luce del semaforo
Un fiore di papavero pesa quando chiudo gli occhi
canoe che navigano annodano i venti nelle mie parole
ma foglie di banane tinte di sangue rinnovano i loro fiori
come se la tigre pronta a divorarmi aprisse i suoi occhi
e io potessi nel suo cammino vedere il mio volto
In una strada oscura di Bogotà DC
un ragazzo mi dice che non posso amarlo
e ancora il silenzio smarrito percorre i tetti nello sguardo
So che è mio il vecchio su un lettino nel corridoio
dell’ospedale
lui che ignora le infermiere e maledice la mediocrità di
questa vita
la fortuna che non arriva l’impertinenza della morte
ma la volontà delle forme si fa grigia tra i vetri perfettamente
puliti
A volte il sole langue sotto acque che non si mescolano con
la pioggia
il ricordo trae un pezzo di carne calda a tavola
avvolta in un giornale
e il sudore grasso che dissolve le notizie di giorni passati
avanza come questa macchia di gente alla luce del semaforo
Un fiore di papavero pesa quando chiudo gli occhi
canoe che navigano annodano i venti nelle mie parole
ma foglie di banane tinte di sangue rinnovano i loro fiori
come se la tigre pronta a divorarmi aprisse i suoi occhi
e io potessi nel suo cammino vedere il mio volto
Da: Giovanny Gómez, Una parola come casa / Una palabra como casa, traduzione di Gianni Darconza, Raffaelli Editore 2017.