Nell’Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n. 6, da poco uscito, trovate anche Juan Felipe Robledo (Medellín, Colombia, 1968), poeta, saggista e professore di letteratura nella Pontificia Università Javeriana di Bogotá. Ha pubblicato, fra gli altri, i seguenti libri di poesia: De mañana, La música de las horas, El don de la renuncia, Luz en lo alto, Dibujando un mapa en la noche e Días de gratitud. Ha compilato antologie dell’opera dei poeti spagnoli del Siglo de Oro, del Romancero español, di poeti colombiani e di Rubén Darío. Ha ricevuto nel 1999 il premio internazionale di Poesia “Jaime Sabines” del Consiglio Statale per la Cultura e per le Arti del Chiapas (Messico) e il Premio Nazionale di Poesia del Ministero di Cultura della Colombia nel 2001.
MICROCOSMOS
Una nube negra, silenciosa, pasa apenas rozando las copas de los pinos,
el corazón no se consuela con palabras pequeñas,
el tiempo se deja ir como un navío lento,
la dicha habría de llegar en una duermevela de sábado infinito,
los ratoncitos frente a la puerta aceptan confiados el inicio del temblor que los espantará.
En atentas estampas que ofrecerían el olvido dichoso
hay un puente atravesado por soldados que no han torturado al leñador y su familia,
la miel escurre suavemente de las manos
y nos ponemos felices dejándonos llevar por la corriente,
un poco más adelante, donde la cascada ruge.
El agua podría elevarse hasta la altura, besar la testa de los pinos que son rozados por la nube,
y ofrecer bagres torpes y mojarras a un mismo señor, el que es servido por las corrientes que suben con el río y las que habitan la negra nube,
dándonos consuelo en un mundo despojado.
El paisaje es ahora uno en los ojos y el ombligo, la nube se ha quedado a vivir en el estómago,
los luceros reconocen con cuidado la tráquea y en ella flotan,
los afectos son arriba y son abajo, raíz y hojas, Paracelso redivivo que nos ha acogido,
mundo abierto que nuestra entraña busca y en ella, sin temor, se baña.
Una nube negra, silenciosa, pasa apenas rozando las copas de los pinos,
el corazón no se consuela con palabras pequeñas,
el tiempo se deja ir como un navío lento,
la dicha habría de llegar en una duermevela de sábado infinito,
los ratoncitos frente a la puerta aceptan confiados el inicio del temblor que los espantará.
En atentas estampas que ofrecerían el olvido dichoso
hay un puente atravesado por soldados que no han torturado al leñador y su familia,
la miel escurre suavemente de las manos
y nos ponemos felices dejándonos llevar por la corriente,
un poco más adelante, donde la cascada ruge.
El agua podría elevarse hasta la altura, besar la testa de los pinos que son rozados por la nube,
y ofrecer bagres torpes y mojarras a un mismo señor, el que es servido por las corrientes que suben con el río y las que habitan la negra nube,
dándonos consuelo en un mundo despojado.
El paisaje es ahora uno en los ojos y el ombligo, la nube se ha quedado a vivir en el estómago,
los luceros reconocen con cuidado la tráquea y en ella flotan,
los afectos son arriba y son abajo, raíz y hojas, Paracelso redivivo que nos ha acogido,
mundo abierto que nuestra entraña busca y en ella, sin temor, se baña.
MICROCOSMI
Una nuvola nera, silenziosa, passa sfiorando appena le chiome dei pini,
il cuore non si consola con piccole parole,
il tempo si lascia andare come una nave lenta,
la felicità dovrebbe arrivare in un dormiveglia di sabato infinito,
i piccoli topi di fronte alla porta accettano fiduciosi l’inizio del terremoto che li spaventerà.
In attente immagini che avrebbero offerto la dimenticanza felice
c’è un ponte attraversato da soldati che non hanno torturato il taglialegna e la sua famiglia,
il miele gocciola dolcemente dalle mani
e siamo felici lasciandoci portare dalla corrente,
un po’ più avanti, dove la cascata ruggisce.
L’acqua potrebbe innalzarsi fino all’alto, baciare la testa dei pini che sono sfiorati dalla nuvola,
e offrire pesci gatti e mojarras a uno stesso signore, che è servito dalle correnti che salgono con il fiume e da quelle che abitano la nera nuvola,
dandoci conforto in un mondo spogliato.
Il paesaggio è adesso uno negli occhi e nell’ombelico, la nuvola è rimasta a vivere nello stomaco,
le stelle riconoscono con cura la trachea e vi galleggiano,
gli affetti sono in alto e in basso, radice e foglie, Paracelso redivivo che ci ha accolti,
mondo aperto che il nostro viscere cerca e in esso, senza timore, si bagna.
Una nuvola nera, silenziosa, passa sfiorando appena le chiome dei pini,
il cuore non si consola con piccole parole,
il tempo si lascia andare come una nave lenta,
la felicità dovrebbe arrivare in un dormiveglia di sabato infinito,
i piccoli topi di fronte alla porta accettano fiduciosi l’inizio del terremoto che li spaventerà.
In attente immagini che avrebbero offerto la dimenticanza felice
c’è un ponte attraversato da soldati che non hanno torturato il taglialegna e la sua famiglia,
il miele gocciola dolcemente dalle mani
e siamo felici lasciandoci portare dalla corrente,
un po’ più avanti, dove la cascata ruggisce.
L’acqua potrebbe innalzarsi fino all’alto, baciare la testa dei pini che sono sfiorati dalla nuvola,
e offrire pesci gatti e mojarras a uno stesso signore, che è servito dalle correnti che salgono con il fiume e da quelle che abitano la nera nuvola,
dandoci conforto in un mondo spogliato.
Il paesaggio è adesso uno negli occhi e nell’ombelico, la nuvola è rimasta a vivere nello stomaco,
le stelle riconoscono con cura la trachea e vi galleggiano,
gli affetti sono in alto e in basso, radice e foglie, Paracelso redivivo che ci ha accolti,
mondo aperto che il nostro viscere cerca e in esso, senza timore, si bagna.
Traduzione di Emilio Coco
Da: AA.VV., Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n. 6, a cura di W. Raffaelli e G. Lauretano, Raffaelli 2018