Antonio Nazzaro (Torino, 1963) vive da molti anni in America Latina, dove lavora come mediatore culturale, giornalista, commentatore politico, traduttore e fotografo. Ma è anche un poeta e uno scrittore che svolge la sua opera prevalentemente su internet e in particolare su Facebook. Salvatore Ritrovato ce l’ha presentato nell’Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n. 5 (2017), da poco uscito, con queste parole: «Questa dimensione ‘digitale’ entra nella poesia di Nazzaro, senza disturbarne la voce, che si mantiene limpida [..] Essa si rivela come una traccia per tornare alla “parola”, alla sua sobria nudità, alla sua antica lentezza, proprio là dove la comunicazione digitale la espone al rischio di una usurante volatilità.»
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Ammontonare
è una parola che piace molto qui
dove l’Avila supera i grattacieli
a rubarsi le nuvole
Ammontoniamo ricordi
amori oggetti parole
come se non avessimo spazio
anche i cadaveri nella morgue li ammontoniamo
come ammontoniamo le vite non vissute
o quelle rotte
ammontoniamo colpe
per non averle per non vederle
come 37 corpi ammazzati
in un carcere qualunque
ammontoniamo
la vita
che ci viene tolta
Carcere di Puerto Ayacucho, Venezuela,
Stato Amazzonia,16 agosto 2017
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1
ti avrei scritto amore ma
se non l’ho fatto
la colpa è solo tua
sono rimasto a leccare
il cucchiaino
della tua marmellata
come fossi tu
2
baciami qui
su questo promontorio
tra il basilico e il rosmarino
in questo mediterraneo
racchiuso in vasetti in fila
come le dita delle mani
a contare le labbra infinite
e questo vento improvviso
a spettinare i tuoi capelli
a far vela i nostri pochi vestiti
s’apre l’oceano
Da: Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n. 5, Raffaelli Editore, 2017.