Nadia Campana (Cesena 1954 - Milano 1985) è stata, nella poesia italiana del Novecento, come un lampo nato dalla moderna irrequietudine e dal senso di vuoto, e subito spentosi. Fu traduttrice (in particolare di Emily Dickinson) e pubblicò sue poesie su alcune riviste letterarie negli anni ottanta. La sua unica raccolta poetica, Verso la mente, fu edita da Crocetti soltanto nel 1990. Nel 2014 abbiamo ristampato quest’opera fulminea in un volume a cura di Milo De Angelis, Emi Rabuffetti e Giovanni Turci.
«Un’intelligenza istintiva, quella di Nadia Campana, che si stringe alle figure del mondo in corsa. Un perpetuo apparire del vento, parola assai ripetuta in questo libro, con il senso della morte onnipresente e insieme con il senso della bellezza e dell’energia metamorfica dei corpi, che emergono all’improvviso come guizzanti epifanie. Un’estrosa osservazione delle cose.» (Milo De Angelis)
«Un’intelligenza istintiva, quella di Nadia Campana, che si stringe alle figure del mondo in corsa. Un perpetuo apparire del vento, parola assai ripetuta in questo libro, con il senso della morte onnipresente e insieme con il senso della bellezza e dell’energia metamorfica dei corpi, che emergono all’improvviso come guizzanti epifanie. Un’estrosa osservazione delle cose.» (Milo De Angelis)
Noi, la lunga pianura immaginaria
ci inghiotte come sacramenti della notte
Sei stato una quantità esatta
nella pioggia che afferra i visi
Ma adesso in ogni angolo della stanza
aspetteremo fuori dall’esplosione
un legno che io, qui,
ho costruito (lasciami fare)
prodigi scelti dal caso, pioppeti da percorrere!
Il tenero è nel mezzo e nell’interno
umiltà di una porta
ascoltando treni, a un passo, come
una febbre nel ricordo esattamente
Guarda il campo
è così calmo, smisurato, stamattina.
Guardiamo dalla cima del monte
il filo di calma che è nato
del mio petto tu conti ogni grano
e ogni cuore si prende di colpo
il suo tempo: un amore
è tornato e si è accorto
il suo disco ci copre.
Adesso tu devi guardarmi
per quella collana di sì
nella mia pelle che apre
la piana la strada
e i fondi della notte
i centesimi della sete.
Ho fatto un grande sogno ma non ne ricordo
niente babbo amiamo le teste bruciate
dell’amore ma non la misericordia e
i chiodi come coltelli di gelosia
tra poco cadrà la strada su di te
spergiuro sulla mia infanzia scrivo
lettere, se non mi dai da mangiare
i capelli mi diventeranno come crine
e come un fucile. Notte di lupi
sprangare l’angelo del vento
qui è la piega
dove non sarà nuovo morire
Da: Nadia Campana, Verso la mente, a cura di Milo De Angelis, Emi Rabuffetti e Giovanni Turci, Raffaelli Editore 2014.