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Rivista Internazionale di Poesia, Arte e Teatro
POESIA LUSSEMBURGHESE : Jean Portante

poesia lussemburghese : JEAN PORTANTE

anno 3 - N° 10
9 Novembre 2018

Siamo felici di poter annunciare che a dicembre uscirà il nostro Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n. 6 (2018), che anche quest’anno sarà possibile prenotare a un prezzo scontato dal nostro sito web.
In anteprima ai nostri lettori proponiamo l’incipit di un poemetto di Jean Portante, poeta in lingua francese ma nato a Differdange, in Lussemburgo, da genitori abruzzesi. Portante oggi vive a Parigi e la sua produzione, che conta una quarantina di libri tra poesia, romanzi, saggi e pièce teatrali, è stata ampiamente tradotta. In Francia è membro dell’Académie Mallarmé dal 2006 e nel 2003 ha vinto il prestigioso Prix Mallarmé per il suo L’étrange langue.







CE QUI ADVIENT ET CE QUI N'ADVIENT PAS
 

De ce qui advient ou n’advient pas l’ombre est
me semble-t-il le fantôme le moins expérimenté. Non
que de l’un à l’autre le double témoin comme qui
aurait décidé de tendre une oreille ou de figer son
souffle se souvienne de ce qui s’est passé. Je ne suis
pas sûr que quelque chose se soit passé quand est
remontée malgré l’obstruction des nuages une neige
peu encline aux ascensions. Remontée vers où
pourrait-on demander.
        Ou que fait une neige
quand au lieu de descendre elle monte. Et
pourquoi de ce qui advient ou n’advient pas ne
jaillirait pas un autre fantôme qui là-bas s’est glissé
dans l’hiver et ici dans les mots. Et pourquoi ce
fantôme se glisserait-il dans les mots ici.
 
 
Dans la poussière de ce qui a été quand s’y colle
non la farine mais une épaisseur des jours que ni
la pluie ni l’ombre ne savent déchiffrer – dans cette
poussière-là il survit à deux pas de lui-même le village
que surplombe la montagne. Loin trop loin de lui au
centre d’une cuisine où depuis longtemps le blé a été
remplacé par l’acier et l’acier par le souvenir le repas
qu’on prépare est le seul remède contre la perte de
l’oubli.
            Il y a une fissure invisible dans le flanc de la
montagne. Sur la colline d’en face la ruine et le château
lointain en connaissent l’histoire. Elles sont aussi
au-dessus dans le ciel la ruine et la fissure. Et il y en a
même dans le flanc de ta peau. On dirait un lac cicatrisé.
On dirait que rien n’a été recousu après l’opération.

 
 
 
 
 
 
 
CIÒ CHE AVVIENE E CIÒ CHE NON AVVIENE
 

Di ciò che avviene o non avviene l’ombra è mi
sembra il fantasma meno esperto. Non
che dall’uno all’altra il doppio testimone come chi
avrebbe deciso di tendere un orecchio o di fissare il suo
respiro si ricorda di ciò che è successo. Non sono
sicuro che qualcosa sia successo quando è
risalita malgrado l’ostruzione delle nuvole una neve
poco incline alle ascensioni. Risalita verso dove
si potrebbe domandare.
                                      O che fa una neve
quando invece di scendere sale. O
perché da ciò che avviene o non avviene non
zampillerebbe un altro fantasma che laggiù si è infilato
nell’inverno e qui nelle parole. E perché questo
fantasma s’infilerebbe nelle parole qui.
 
 
Nella polvere di ciò che è stato quando vi s’incolla
non la farina ma uno spessore dei giorni che né
la pioggia né l’ombra sanno decifrare – in quella
polvere sopravvive a due passi da se stesso il villaggio
che la montagna sovrasta. Lontano troppo lontano da lui
al centro di una cucina dove da molto tempo il grano
è stato sostituito dall’acciaio e l’acciaio dal ricordo il pasto
che si prepara è il solo rimedio contro la perdita
dell’oblio.
                 C’è una fessura invisibile nei fianchi della
montagna. Sulla collina di fronte la rovina e il castello
lontano ne conoscono la storia. Sono anche
più su nel cielo la rovina e la fessura. E ce ne sono
pure nel fianco della tua pelle. Si direbbe un lago cicatrizzato.
Si direbbe che niente è stato ricucito dopo l’operazione.
 
 



Trad. Antonella Mammarella




Da: Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n. 6, Raffaelli 2018.