Francisco de Asís Fernández Arellano, nato a Granada, in Nicaragua, nel 1945, dal 2005 è presidente del Festival Internazionale di Poesia che ogni anno si svolge nella sua città raccogliendo più di cento poeti e traduttori da tutto il mondo. È lì che lo abbiamo incontrato due settimane fa, in occasione della 14° edizione del Festival, per presentare insieme il suo nuovo libro, Io scelgo la mia verità, un’antologia minima, curata da Víctor Rodríguez Núñez e tradotta da Emilio Coco per la nostra casa editrice, contenente alcune poesie estratte dalle sue ultime raccolte (Crimen perfecto del 2011, Luna mojada del 2015, Invención de las constelaciones del 2016, El tigre y la rosa del 2017). Francisco de Asís è autore di quattordici raccolte poetiche. Qui di seguito riportiamo due poesie tratte dalla nostra antologia.
RETRATO DEL POETA
Hay una gotera infame en el techo de mi cabeza
que está inundando todos los pensamientos
que todavía se podían salvar con algunas reparaciones.
Y hay mucho comején destruyendo memorias, imágenes,
manías, amores y rencores antiguos
que sostenían muchas paredes de papel y densas sombras.
En mi cuerpo parece que se soltó un animal
cuyo único afán es destruir lo que encuentra y lo que ama,
comerse los espejos de los ríos del Paraíso
donde mira el horror de sus ojos vacíos abiertos
y los muñones del alma.
RITRATTO DEL POETA
C’è un’infiltrazione d’acqua infame nel tetto della mia testa
che sta inondando tutti i pensieri
che si potevano ancora salvare con qualche riparazione.
E ci sono molte termiti che distruggono memorie, immagini,
manie, amori e vecchi rancori
che sostenevano molte pareti di carta e dense ombre.
Nel mio corpo sembra che si sia liberato un animale
il cui unico desiderio è quello di distruggere ciò che trova e che ama,
di mangiarsi gli specchi dei fiumi del Paradiso
dove guarda l’orrore dei suoi occhi vuoti aperti
e i monconi dell’anima.
C’è un’infiltrazione d’acqua infame nel tetto della mia testa
che sta inondando tutti i pensieri
che si potevano ancora salvare con qualche riparazione.
E ci sono molte termiti che distruggono memorie, immagini,
manie, amori e vecchi rancori
che sostenevano molte pareti di carta e dense ombre.
Nel mio corpo sembra che si sia liberato un animale
il cui unico desiderio è quello di distruggere ciò che trova e che ama,
di mangiarsi gli specchi dei fiumi del Paradiso
dove guarda l’orrore dei suoi occhi vuoti aperti
e i monconi dell’anima.
LA FÁBULA DE LOS CONDENADOS DE LA TIERRA
A mi hermano Jotamario Arbeláez
Los condenados de la tierra se alumbran con luciérnagas,
y se ponen collares de carbón
en sus cuellos de mirlos azules.
Sus cartas de amor las escriben como los cervatillos,
pintando corazones y peces besándose en los picos orgullosos
y dibujando garabatos con las palabras “te quiero”.
La guerra y la paz les hieren lo mismo
y mueren con un dolor en el alma
en un bando o en otro.
Los condenados de la tierra ven sus vidas en las películas
y salen admirando al ahorcado
y no se reconocen cuando se ven en el espejo.
De los condenados de la tierra
será el Reino de los Cielos.
LA FAVOLA DEI CONDANNATI DELLA TERRA
A mio fratello Jotamario Arbeláez
I condannati della terra si illuminano con le lucciole,
e si mettono collane di carbone
sui loro colli di merli azzurri.
Le loro lettere d’amore le scrivono come i cerbiatti,
dipingendo cuori e pesci che si baciano sui becchi orgogliosi
e disegnando scarabocchi con la parola “ti amo”.
La guerra e la pace li feriscono ugualmente
e muoiono con un dolore nell’anima
in una fazione o nell’altra.
I condannati della terra vedono le loro vite nei film
ed escono ammirando l’impiccato
e non si riconoscono quando si vedono allo specchio.
Dei condannati della terra
sarà il Regno dei Cieli.
A mio fratello Jotamario Arbeláez
I condannati della terra si illuminano con le lucciole,
e si mettono collane di carbone
sui loro colli di merli azzurri.
Le loro lettere d’amore le scrivono come i cerbiatti,
dipingendo cuori e pesci che si baciano sui becchi orgogliosi
e disegnando scarabocchi con la parola “ti amo”.
La guerra e la pace li feriscono ugualmente
e muoiono con un dolore nell’anima
in una fazione o nell’altra.
I condannati della terra vedono le loro vite nei film
ed escono ammirando l’impiccato
e non si riconoscono quando si vedono allo specchio.
Dei condannati della terra
sarà il Regno dei Cieli.
Da: Francisco de Asís Fernández Arellano, Io scelgo la mia verità / Yo escojo mi verdad, Raffaelli 2018.