Con l'Almanacco 2017 il nostro sguardo si è posato anche sulla poesia contemporanea russa. Fra i poeti che Giovanni Perrino ci ha presentato c'è anche Marija Stepanova, nata a Mosca nel 1972 e già dagli ultimi anni del secolo scorso presenza attiva negli ambienti culturali della capitale russa. Il suo itinerario poetico è ricco e variegato, e si muove con disinvoltura fra vari generi. In particolare, la storia letta con gli occhi dell’attualità e il trasformismo della lingua sono le note dominanti della sua ricca produzione, a partire da Pesni severnych južan (Canti dei meridionali del nord) del 1999, a Proza Ivana Sidorova (Prosa di Ivan Sidorov), a Stichi i proza v odnom tome (Versi e prosa in volume unico) del 2010, a Spolija nel 2015, da Protiv liriki (Contro la lirica) nel 2017, agli studi su Marina Cvetaeva e la poesia contemporanea.
НЕСКОЛЬКО ПОЛОЖЕНИЙ
(стихи на подкладке)
Я пишу эти строки, лежа.
В теплом пледе. На темном ложе.
Неглиже и с кремом на роже.
Я пишу эти строки, глядя
Не наружу, во двор тетради,
Ни – вовнутрь, где при всем параде,
Принаряженные, живые,
На пустынные мостовые
Шли дивизии мозговые,
Но – сюда, в родно переносье,
Где проходит незримой осью,
Вдох за выдох, одно-голосье.
Вы ж, от темечка и до пятки,
Позвонки, перепонки, прядки,
Все места, где хвостом вертела,
Все углы, где играла в прятки,
Добиваясь, чего хотела,
Тетка молодость с телкой тела,
Побывайте-ка одиноки:
Нос в подушку, в подвеки оки,
Ноги в стороны, руки в боки.
В небном гроте, как стадо, зубы.
Белый лоб. И срамные губы.
Постромки. Полустанки. Трубы.
Я, свернувшееся в кулак.
Тела спяща ночной ГУЛАГ.
ALCUNE SITUAZIONI
(versi sulla federa)
(1)
Io scrivo queste righe, distesa
Avvolta in un caldo plaid. Nel letto buio.
In négligé e con la crema sul viso.
Io scrivo queste righe, guardando
Non al di fuori, nel cortile del quaderno,
No – all’interno, dove tutto è ostentazione.
Equipaggiate e pulsanti,
Lungo i marciapiedi vuoti
Sfilano le divisioni del cervello,
Ma qui – retrospettiva dello sguardo,
Dove passa un’asse invisibile
Io inspiro respiro, come un canto.
Orsù voi, dalla testa ai piedi
Ciocche, vertebre, membrane,
Tutti posti dove ho ancheggiato,
Tutti angoli dove a nascondermi ho giocato,
Ottenendo sempre ciò che volevo,
Giovane sgualdrina, ruffiana col mio corpo.
Venite dunque, o solitari:
Il naso nel cuscino, gli occhi ammiccanti,
Le gambe divaricate, le mani sui fianchi
Nella grotta del palato, i denti, come gregge.
La fronte pallida. E le labbra oscene.
Tirelle. Piccole stazioni. Tube.
Io come un pugno serrata
Corpo dormiente di un GULAG notturno.
(versi sulla federa)
(1)
Io scrivo queste righe, distesa
Avvolta in un caldo plaid. Nel letto buio.
In négligé e con la crema sul viso.
Io scrivo queste righe, guardando
Non al di fuori, nel cortile del quaderno,
No – all’interno, dove tutto è ostentazione.
Equipaggiate e pulsanti,
Lungo i marciapiedi vuoti
Sfilano le divisioni del cervello,
Ma qui – retrospettiva dello sguardo,
Dove passa un’asse invisibile
Io inspiro respiro, come un canto.
Orsù voi, dalla testa ai piedi
Ciocche, vertebre, membrane,
Tutti posti dove ho ancheggiato,
Tutti angoli dove a nascondermi ho giocato,
Ottenendo sempre ciò che volevo,
Giovane sgualdrina, ruffiana col mio corpo.
Venite dunque, o solitari:
Il naso nel cuscino, gli occhi ammiccanti,
Le gambe divaricate, le mani sui fianchi
Nella grotta del palato, i denti, come gregge.
La fronte pallida. E le labbra oscene.
Tirelle. Piccole stazioni. Tube.
Io come un pugno serrata
Corpo dormiente di un GULAG notturno.
если собрать в кучу,
было сказано вот что –
она не способна говорить за себя,
потому в ее стихах обязательны рифмы
и фальсифицируются отжившие формы
ее материал
не хочет ей сопротивляться
дает поцелуй без любви, лежит без движенья
таких как она ставят на табуретку,
прочти нам про друг прелестный
из таких, как она, в советское время делали
переводчиков
умеренных аккуратных
где ее я, положите его на блюдо
почему она говорит голосами
(присвоенными, в кавычках:
у кого нет я, ничего присвоить не может,
у кого нет я, будет ходить побираться,
подражать углу, коту, майонезной банке,
и все равно никто ему не поверит)
я бублик, я бублик, говорит без-себя-говорящий.
у кого внутри творожок, у меня другое
у кого внутри огого, натура, культура,
картофельные оладьи, горячие камни,
а у меня дырка, пустая яма
я земля, провожаю своих питомцев
когда меня дожуют
с востока и юга
рты моих едоков, зубы моих постояльцев
когда все крошки вылижет быстрый нолик,
острый язык огня пройдет по сусекам –
я не останусь воздухом волноваться
звукоулавливаться,
меркнуть нагретой рябью,
пить с непросохших губ молоко и водку
у кого нет я,
может позволить себе не-явку,
хощет отправиться на свободку.
(Spolia, Москва 2015)
a raccoglierle in mucchio,
ecco le parole dette –
non è capace di parlare per sé,
per questo nei suoi versi solo rime scontate
si falsificano forme ormai desuete
quel che scrive
non le si oppone
bacia senza amore, giace inerme
quelli come lei li mettono seduti,
leggici di.. meraviglioso amico
di quelli come lei, nei tempi sovietici, ne fecero
metodici
e modesti traduttori
dov’è il suo io, ponetelo sul piatto
perché lei è mille voci
(usurpate, virgolettate:
chi non ha io, nulla può usurpare,
chi non ha io, andrà elemosinando
imitando un angolo, un gatto, un barattolo di
maionese,
ma mai nessuno le crederà)
sono una tonda ciambella, dice il senza-sé parlante.
qualcuno ha in sé ricotta, io ho altro
qualcuno ha in sé, ohibò, natura, cultura
frittelle di patate, pietre calde,
io ho un buco, una fossa vuota
io sono terra, seguo i miei cuccioli
quando mi masticheranno
da est a sud
bocche da sfamare, denti dei miei inquilini
quando il rapido zero leccherà ogni briciola,
e l’acre lingua del fuoco arderà i granai –
io non rimarrò a temere l’aria
a carpire i suoni,
a consumarmi in un bagliore,
a bere da labbra ancor umide latte e vodka
chi non ha io,
può permettersi il non-essere,
e vuole andare verso la libertà.
(da Spolia, Mosca 2015)
Da Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n. 5, Raffaelli Editore, 2017.
Traduzioni di Daniela Liberti.
ecco le parole dette –
non è capace di parlare per sé,
per questo nei suoi versi solo rime scontate
si falsificano forme ormai desuete
quel che scrive
non le si oppone
bacia senza amore, giace inerme
quelli come lei li mettono seduti,
leggici di.. meraviglioso amico
di quelli come lei, nei tempi sovietici, ne fecero
metodici
e modesti traduttori
dov’è il suo io, ponetelo sul piatto
perché lei è mille voci
(usurpate, virgolettate:
chi non ha io, nulla può usurpare,
chi non ha io, andrà elemosinando
imitando un angolo, un gatto, un barattolo di
maionese,
ma mai nessuno le crederà)
sono una tonda ciambella, dice il senza-sé parlante.
qualcuno ha in sé ricotta, io ho altro
qualcuno ha in sé, ohibò, natura, cultura
frittelle di patate, pietre calde,
io ho un buco, una fossa vuota
io sono terra, seguo i miei cuccioli
quando mi masticheranno
da est a sud
bocche da sfamare, denti dei miei inquilini
quando il rapido zero leccherà ogni briciola,
e l’acre lingua del fuoco arderà i granai –
io non rimarrò a temere l’aria
a carpire i suoni,
a consumarmi in un bagliore,
a bere da labbra ancor umide latte e vodka
chi non ha io,
può permettersi il non-essere,
e vuole andare verso la libertà.
(da Spolia, Mosca 2015)
Da Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n. 5, Raffaelli Editore, 2017.
Traduzioni di Daniela Liberti.