Rafael Soler (Valencia, Spagna, 1947) è stato professore titolare dell’Università Politecnica di Madrid. Ha pubblicato cinque libri di poesia: Los sitios interiores (1980, finalista al Premio Nacional Juan Ramón Jiménez), Maneras de volver (2009), Las cartas que debía (2011), Ácido almíbar (2014, Premio de la Crítica Literaria Valenciana 2015) e No eres nadie hasta que te disparan (2016). È anche autore di due antologie: La vida en un puño (2012) e Pie de página (2012), di quattro romanzi e di due libri di racconti.
Il prossimo mercoledì 30 maggio sarà a Pesaro in occasione della quinta edizione della rassegna di poesia Vaghe stelle dell’Orsa, curata da Laura Corraducci. Nel cortile di Palazzo Mosca – Musei Civici sarà presentato Non sei nessuno fino a che ti sparano / No eres nadie hasta que te disparan, l’ultima raccolta poetica di Rafael Soler tradotta da Emilio Coco.
Il prossimo mercoledì 30 maggio sarà a Pesaro in occasione della quinta edizione della rassegna di poesia Vaghe stelle dell’Orsa, curata da Laura Corraducci. Nel cortile di Palazzo Mosca – Musei Civici sarà presentato Non sei nessuno fino a che ti sparano / No eres nadie hasta que te disparan, l’ultima raccolta poetica di Rafael Soler tradotta da Emilio Coco.
LA FALSA PULCRITUD DE LOS ESCOMBROS
De espalda a la pared
los locos crónicos son de natural pacífico
y muy conversadores
cargan con difusa dignidad a su difunto
que conocen bien
supervivientes póstumos del otro que fueron una vez
ilustres académicos de número
bailarinas eméritas
altos magistrados padres de la patria
un loco crónico
alza sus brazos para llamar al sol
y aunque viva perseguido de invisibles amenazas
enquistado tenaz en su rutina
puede sorprenderte con un don inesperado
multiplicar digamos mil quinientos doce
por tu matrícula de coche
y salir indemne del empeño
aunque lleve en el bolsillo una pinza de colgar
hay más categorías
tristes paranoicos
esquizofrénicos agudos
que cierran los ojos para que no les vean
histéricas con un destornillador entre los dientes
y luego estoy yo
tu bailarina emérita
de mantis religiosa en el altar vestida
y luego estás tú
a la pared pegado
mientras llega el enlace nupcial de la saliva.
LA FALSA PULIZIA DEI DETRITI
Di spalle al muro
i pazzi cronici sono d’indole pacifica
e molto loquaci
provvedono con grande dignità al loro defunto
che conoscono bene
sopravvissuti postumi dell’altro che furono una volta
illustri accademici di numero
ballerine emerite
alti magistrati padri della patria
un pazzo cronico
alza le braccia per chiamare il sole
e benché viva inseguito da invisibili minacce
invischiato a fondo nella sua routine
può sorprenderti con un dono inatteso
moltiplicare diciamo millecinquecentododici
per la targa della tua macchina
e uscire indenne dall’impresa
benché porti nella tasca una pinzetta
ci sono altre categorie
tristi paranoici
schizofrenici acuti
che chiudono gli occhi perché non li vedano
isteriche con un cacciavite tra i denti
e poi ci sono io
la tua ballerina emerita
da mantis religiosa sull’altare vestita
e poi ci sei tu
attaccato al muro
mentre arriva l’unione nuziale della saliva.
Di spalle al muro
i pazzi cronici sono d’indole pacifica
e molto loquaci
provvedono con grande dignità al loro defunto
che conoscono bene
sopravvissuti postumi dell’altro che furono una volta
illustri accademici di numero
ballerine emerite
alti magistrati padri della patria
un pazzo cronico
alza le braccia per chiamare il sole
e benché viva inseguito da invisibili minacce
invischiato a fondo nella sua routine
può sorprenderti con un dono inatteso
moltiplicare diciamo millecinquecentododici
per la targa della tua macchina
e uscire indenne dall’impresa
benché porti nella tasca una pinzetta
ci sono altre categorie
tristi paranoici
schizofrenici acuti
che chiudono gli occhi perché non li vedano
isteriche con un cacciavite tra i denti
e poi ci sono io
la tua ballerina emerita
da mantis religiosa sull’altare vestita
e poi ci sei tu
attaccato al muro
mentre arriva l’unione nuziale della saliva.
CUADERNO DE RODAJE
Interior día
mesa funcional con escritor de atrezzo
sordo clamor de voces reclamando
una mención a pie de página
algo así como
la joven que hacia el sol camina
trae en sus labios un sudario
para sellar la paz
de vuelta cada uno a su pijama
el que hizo de la vida su despojo
mortal hasta la médula
vacía el monedero cuando exclama
demasiado cristal para esta piedra
por ser parte de la historia
el contable de saldo insuficiente
nada pide al comenzar la noche
todo espera al despuntar el día
en plano secuencia del dormitorio al baño
la catadora de ron en los entierros
deja su aliento sobre el vidrio
que un día fue su corazón
como quien dice
solo ama bien quien bien padece
como quien dijo
cada Caín tiene su Abel y viceversa
la mujer que así venida a más en menos
hizo de un disparo fantasía
despide en el espejo a su sicario
limpia con mentol el vano sueño
de una viuda potencial potestativa
que a su reproche vuelve
como quien dijo
yo estaba tranquilo al verme así
con un disparo en la cabeza
el que visita Women’s Secrets
locuaz risueño impertinente
diríase que plácido en su fracaso extremo
suplica el impacto de una bala
para un final al portador
de dos que son y lo padecen
como quien dice
aparezco yo desaparece usted
¿cómo se llama la película?
el contable que durando se destruye
en los atascos pide
un Astra 22 de medio pelo
por salvar esos días malnacidos
que llegan observan suspiran
y se marchan
un buen guion
añadiría ahora ese detalle
que cierra la historia con cinco tenedores
interior noche
teclado Olivetti para escritor de atrezzo
en plano con otro encadenado
una mosca que quiso ser marquesa
una encía haciéndose cristal
un clarinete un azadón una jofaina
títulos de crédito
música que enlaza su tambor
con el cri cri de un grillo
rumor de pies que se descruzan
aleteo del alma
solar vacío.
QUADERNO DELLE RIPRESE
Interno giorno
tavola funzionale con scrittore di attrezzeria
sordo clamore di voci che reclamano
una menzione a piè di pagina
un qualcosa come
la giovane che verso il sole cammina
porta sulle sue labbra un sudario
per sigillare la pace
di ritorno ciascuno al suo pigiama
chi fece della vita i suoi resti
mortali fino al midollo
svuota il portamonete quando esclama
troppo vetro per questa pietra
per far parte della storia
il contabile dal saldo insufficiente
niente chiede quando la notte inizia
tutto aspetta allo spuntar del giorno
in piano sequenza dalla camera da letto al bagno
l’assaggiatrice di rum ai funerali
lascia il suo fiato sopra il vetro
che un giorno fu il suo cuore
come chi dice
solo ama bene chi ben soffre
come chi disse
ogni Caino ha il suo Abele e viceversa
la donna che così salita su nella rovina
fece di uno sparo fantasia
congeda nello specchio il suo sicario
pulisce con mentolo il vano sogno
di una vedova potenziale potestativa
che al suo rimprovero torna
come chi disse
io ero tranquillo vedendomi così
con uno sparo nella testa
chi visita Women’s Secrets
loquace allegro impertinente
si direbbe placido nel suo fiasco estremo
supplica l’impatto di una pallottola
per un finale al portatore
di due che sono e lo subiscono
come chi dice
appaio io scompare lei
come si chiama il film?
il contabile che durando si distrugge
negli ingorghi chiede
un’Astra 22 da quattro soldi
per salvare quei giorni nati male
che arrivano osservano sospirano
e se ne vanno
un buon copione
aggiungerei adesso quel dettaglio
che chiude la storia con cinque forchette
interiore notte
tastiera Olivetti per scrittore di attrezzeria
in piano con un altro incatenato
una mosca che volle essere marchesa
una gengiva che diventa vetro
un clarinetto uno zappone un bacile
titoli di credito
musica che unisce il suo tamburo
con il cri cri di un grillo
fruscio di piedi che si disincrociano
aleggiare dell’anima
suolo vuoto.
Interno giorno
tavola funzionale con scrittore di attrezzeria
sordo clamore di voci che reclamano
una menzione a piè di pagina
un qualcosa come
la giovane che verso il sole cammina
porta sulle sue labbra un sudario
per sigillare la pace
di ritorno ciascuno al suo pigiama
chi fece della vita i suoi resti
mortali fino al midollo
svuota il portamonete quando esclama
troppo vetro per questa pietra
per far parte della storia
il contabile dal saldo insufficiente
niente chiede quando la notte inizia
tutto aspetta allo spuntar del giorno
in piano sequenza dalla camera da letto al bagno
l’assaggiatrice di rum ai funerali
lascia il suo fiato sopra il vetro
che un giorno fu il suo cuore
come chi dice
solo ama bene chi ben soffre
come chi disse
ogni Caino ha il suo Abele e viceversa
la donna che così salita su nella rovina
fece di uno sparo fantasia
congeda nello specchio il suo sicario
pulisce con mentolo il vano sogno
di una vedova potenziale potestativa
che al suo rimprovero torna
come chi disse
io ero tranquillo vedendomi così
con uno sparo nella testa
chi visita Women’s Secrets
loquace allegro impertinente
si direbbe placido nel suo fiasco estremo
supplica l’impatto di una pallottola
per un finale al portatore
di due che sono e lo subiscono
come chi dice
appaio io scompare lei
come si chiama il film?
il contabile che durando si distrugge
negli ingorghi chiede
un’Astra 22 da quattro soldi
per salvare quei giorni nati male
che arrivano osservano sospirano
e se ne vanno
un buon copione
aggiungerei adesso quel dettaglio
che chiude la storia con cinque forchette
interiore notte
tastiera Olivetti per scrittore di attrezzeria
in piano con un altro incatenato
una mosca che volle essere marchesa
una gengiva che diventa vetro
un clarinetto uno zappone un bacile
titoli di credito
musica che unisce il suo tamburo
con il cri cri di un grillo
fruscio di piedi che si disincrociano
aleggiare dell’anima
suolo vuoto.
Da: Rafael Soler, Non sei nessuno fino a che ti sparano / No eres nadie
hasta que te disparan, traduzione di E. Coco, Raffaelli 2018.
hasta que te disparan, traduzione di E. Coco, Raffaelli 2018.