Novità

"Un'amicizia feconda"

pubblicato in collaborazione con l' Università degli Studi di Urbino
traduzioni in lingua inglese di Catherine Lea Farwell

  • ISBN 9788867924684
  • Lingua italiano
  • Pagine 44
  • Formato cm. 12 x 18
  • Anno di pubblicazione 2024
  • A cura di Tiziana Mattioli
€ 10,00
iva inclusa
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I testi che qui si pubblicano, a narrare la lunga storia d’amicizia e di collaborazione tra Carlo Bo e Giancarlo De Carlo, quasi fossero l’incipit e l’explicit di un grande racconto epico e d’avventura – un racconto fondativo e mitico – possono considerarsi ad ogni effetto dei rariora. Il primo, lo scritto di Bo, De Carlo in Urbino, avendo avuto due sole sedi di pubblicazione: originariamente nella collana “Quaderni di Imago 4”, Giancarlo De Carlo. Testi di Vittorio Sereni/ Carlo Bo/ Egidio Mascioli/ De Carlo e Cesare Colombo. 52 foto in nero 6 a colori, Milano, Bassoli Fotoincisioni 1964, con coeva traduzione inglese qui riproposta, poi, solo in lingua italiana, in Città dell’anima. Scritti sulle Marche e i marchigiani 1937-2000, a cura di Ursula Vogt, con un Saggio di Mario Luzi, Introduzione di Livio Sichirollo, Ancona, Il Lavoro Editoriale 2000, pp. 203-204.
Il secondo,
Un’amicizia feconda, è il discorso pronunciato da De Carlo ricevendo il premio Gentile da Fabriano (premio che Bo stesso aveva proposto alla Giuria da lui presieduta, e che avrebbe voluto festeggiare se non fosse sopravvenuto l’incidente che lo ha portato nei luoghi dell’infinito), poi messo a stampa in La parola che distingue. Memoria di Carlo Bo. Scritti di Giovanni Bogliolo, Giancarlo De Carlo, Eugenio De Signoribus, Silvia Dolciami, Nando Filograsso, Sergio Zavoli, a cura e con Premessa di Galliano Crinella (che ha generosamente concesso la ristampa per noi, e che di tutto cuore ringraziamo, come anche ringraziamo Catherine Lea Farwell che con grande amicizia ha tradotto questa memoria, e le restanti parti del volume), in “Quaderni del Gentile 1”, Premio nazionale Gentile da Fabriano, dicembre 2001, pp. 29-33. Nell’un caso e nell’altro, siamo di fronte alle pagine più ferme e più certe di una reciprocità di parole specialmente dedicate da amico ad amico, e alla parabola di un epos che avviatosi quando Bo aveva 40 anni e De Carlo 32 – fieramente giovani dunque, come nei racconti classici della grecità – si è poi trovato inarcato sino al finis terrae (scomparso il primo protagonista nel 2001 e il secondo nel 2005), quasi che gli eroi fossero diventati cantori di se stessi, per singoli luoghi o per moltiplicati affioramenti di una memoria continua e felice.

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