C’è una dimensione epica nell’autobiografia di Giannino Calcagnini, se per epos intendiamo una materia, una ‘impresa esistenziale’ che meriti vestirsi di parole, ed abbia tuttavia anche qualcosa di leggendario, nel suo attraversare il tempo, e i luoghi. Esattamente, il racconto della vita di un uomo che ha costruito il proprio pensiero come conseguenza del fare. Un pensiero-esperienza, illuminato da un sogno dell’infanzia. Una scelta evidentemente non comune, degna d’essere raccontata, e di essere letta nella sua asciutta ma emotivamente toccante sintesi, per il messaggio di speranza, e di bellezza, che vi è custodito. Innanzitutto, come patto leale con la propria, intima verità, e quindi con la coscienza, che si rasserena solo constatando di aver dato la forma voluta al proprio destino. (T. M.)