«La nostra epoca vive di ironia, di parodia, di dissacrazione. Non per nulla nel senso medio e comune la poesia è sostituita da qualche surrogato. L’unico modo per parlare in versi di Resistenza della poesia diventa così quello di metterla in gioco, di trasformarla in un gioco, che del resto può rasentare spesso la tristezza e la malinconia. Forse ci si avvicina con questo all’area di un umorismo pirandelliano. Chi mai potrebbe occuparsi di un poema che parlasse seriamente di Resistenti della poesia? E allora giochiamo…» (Daniele Piccini)