Quella di Nadia Campana è una poesia piena di corpi e colori, visi e torrenti, campi e strade, con un fervido senso della natura, che viene colta ora con sguardo limpido e visivo ora fiabesco (Il ruscello ha molta fretta) e sottilmente allucinato, ma sempre con un’energia sotterranea e animistica, potente e inarrestabile, quel moto perpetuo che era tipico del suo essere. Uno sguardo che ha i suoi antenati, da lei citati e tradotti, in Ovidio e in Lucrezio: l’Ovidio delle Metamorfosi e il Lucrezio cupissimo del quarto libro, dove gli innamorati vengono bagnati da una luce spettrale. I quali poi, oltre a essere i suoi antenati, erano anche i poli estremi, inconciliabili, che questa poesia ha tentato di riunire in se stessa.
(Milo De Angelis)