«Quando si opera nell’universo affascinante dei beni culturali, fra musei, mostre, immagini e libri, occorre naturalmente una sensibilità
specifica che si fa conoscenza, esercizio ordinato e oggettivo, ma vi si può aggiungere anche un impulso più personale con la forza segreta della fantasia, con il colore intimo di un sottile coinvolgimento immaginativo.
Allora nel quadro s’introduce anche lo spettatore e la sua presenza diviene quella di un testimone che guarda, registra, riflette, commenta, sul filo di una memoria illuminata dal piacere diretto dell’osservare… Il diario retrospettivo si converte così in un libro amabile e ordinato, in una sorta di racconto nitidamente didascalico, dove, per usare le parole di Virginia Woolf, le impressioni si ripropongono con il massimo possibile di comprensione: e il confine del nuovo millennio acuisce il senso della distanza, con la prospettiva supplementare del ricordo che ritorna vivo nel segno fermo e sensibile della scrittura.» Ezio Raimondi