Un libro arnia di suoni.
Qualcosa che canta, qualcosa che sta muto, nelle voci, nelle rose, nella pioggia, nei volti.
Gabriella Penzo è donna dell’ascolto.
Non solo presta orecchio alla poesia – si vede dalla nutrita costellazione di citazioni, di esergo, di richiami più o meno evidenti a tanti autori. Ma tutto le parla. Tutto. E questo la rende una sorta di campana sonora.
Fino a barocchi giochi di invenzione e di percezione. Come nella ardita poesia, dove le parole sono “nuove”, “inventate” in un limite fisico inesplorato tra “acqua” e “ghiaccio”. (D.R.)