«Quando i genitori di Michele mi hanno chiesto di scrivere, di raccontare del loro figlio affetto da una grave patologia, nell’immediato mi sono sentita in difficoltà. Perché ancor prima di iniziare in questa forma insolita di diario occorreva predisporsi ad una “mens” adeguata non solo alla sua età; soffermarsi sulla malattia, sulla sofferenza che rende particolarmente ardua ogni descrizione. Voleva dire capire i suoi pensieri, calarsi nella sua intimità per esternare sentimenti, speranze, così come momenti di inevitabile sconforto» D. Di Cicco Naldini