«Ogni personaggio, quando il Cagnacci è in vena, è per lui oggetto di entusiasmo, sensi, presenza, carattere, carni, gesti e vestimenta [...]. Sembra che egli, con esuberanza romagnola, abbia invitato a questa ribalta la gente della sua terra. Il figlio del “trombetta” di S. Arcangelo ha sentito l'aria del melodramma; ma, anche in costume, i suoi personaggi sembrano aggrediti da una spericolata macchina da ripresa che ancora ce li avvicina nella verità immediata, popolare, imminente, d'un eterno “oggi”. Guardate quei diaconi, quei chierichetti, come ancora sono moderni, beffardi, malinconici, provocanti ragazzi… e gli angeli come volano, in quell'azzurro splendente, fermo come un cristallo, intenso come un mare profondo, ruotando più veloci, più lenti, come se il Cagnacci avesse studiato, sul vero, “fondate” ed emersioni di nuotatori, al porto della sua Rimini.» da Guido Cagnacci di Francesco Arcangeli (1959)