San Benedetto da Norcia (Norcia, 480 circa – Montecassino, 21 marzo 547) è stato un monaco cristiano, fondatore dell'ordine dei Benedettini. Giovanissimo monaco, si avviò verso una grotta impervia del Monte Taleo, dove visse da eremita per circa tre anni, fino alla Pasqua dell'anno 500. Conclusa l'esperienza eremitica, accettò di fare da guida ad altri monaci in un ritiro cenobitico presso Vicovaro, ma, dopo che alcuni monaci tentarono di ucciderlo tornò a Subiaco. Qui rimase per quasi trent'anni, predicando la "Parola del Signore" e accogliendo discepoli sempre più numerosi, fino a creare una vasta comunità di monasteri, ognuno con dodici monaci e un proprio abate, tutti sotto la sua guida spirituale.
Negli anni tra il 525 ed il 529, a seguito di un altro tentativo di avvelenamento, Benedetto decise di abbandonare Subiaco per salvare i propri monaci. Si diresse verso Cassino dove, su di un'altura, fondò il monastero di Montecassino. Qui Benedetto compose la sua Regola verso il 540. Prendendo spunto da regole precedenti, in particolare quelle di san Giovanni Cassiano e san Basilio, ma anche san Pacomio, san Cesario, e l'Anonimo della Regula Magistri con il quale ebbe stretti rapporti proprio nel periodo della stesura della regola benedettina. La Regola, nella quale si organizza nei minimi particolari la vita dei monaci all'interno di una "corale" celebrazione dell'uffizio, diede nuova e autorevole sistemazione alla complessa, ma spesso vaga e imprecisa, precettistica monastica precedente, ebbe uno straordinario successo e fu adottata in tutta l'Europa medievale. I due cardini della vita comunitaria sono il concetto di stabilitas loci (l'obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero contro il vagabondaggio allora piuttosto diffuso di monaci più o meno "sospetti") e la conversatio, cioè la buona condotta morale, la pietà reciproca e l'obbedienza all'abate, mai chiamato superiore, cardine di una famiglia ben ordinata che scandisce il tempo nelle varie occupazioni della giornata durante la quale preghiera, lettura e lavoro si alternano nel segno del motto ora, lege et labora.