«Se l'immaginazione è ciò che può tendere a diventare reale e a durare nella scrittura, il titolo della raccolta di Adele Desideri (Il pudore dei gelsomini) evoca l'intenzione di trasfigurare la natura nei giardini di una grazia antropomorfa, e/o di mutare l'umano in una leggenda vegetale. In queste poesie la metamorfosi è anche rottura e liberazione dagli assetti ricevuti, e ogni forma verbale pare esigere intrusioni di irriducibili contraddizioni. Ne risulta una bellezza tendente alla disarmonia necessaria per superare il dato, il naturale e l'autobiografico. Il pensiero della poesia si tende per superare il dolore di vivere nella mutazione senza requie.» Tomaso Kemeny