Jacopo De Benedictis detto Jacopone da Todi (Todi, 1236 circa – Collazzone, 25 marzo 1306) è il mistico che diede alla poesia italiana le note più acute di un'esperienza religiosa vissuta nelle sue accese esaltazioni, nei suoi prorompenti entusiasmi e nelle sue tormentose nostalgie del divino.
Dopo la morte della moglie, abbandonò la vita mondana (nell'inverno del 1268), distribuiti ai poveri i propri averi e peregrinò per dieci anni vivendo di elemosina. Nel 1278 entrò come frate laico nell'ordine francescano dei Minori scegliendo la corrente rigoristica degli "spirituali" che si contrapponevano alla corrente predominante dei "conventuali", portatori di un'interpretazione più moderata della Regola francescana. Per la sua intransigenza, nel 1297 fu scomunicato da papa Bonifacio VIII, spogliato del saio, processato e imprigionato nel carcere sotterraneo del convento di San Fortunato a Todi, da dove continuò a polemizzare nei confronti del Papa, cui chiedeva di essere liberato dalla sola scomunica. Jacopone fu liberato solo nel 1303, dal nuovo papa Benedetto XI, vivendo poi gli ultimi anni nel convento di San Lorenzo a Collazzone, dove, secondo Mariano da Firenze, morì la notte di Natale del 1306.
Nel corso dei secoli al frate sono state attribuite numerosissime laude; tuttavia, la prima edizione a stampa delle laude di Jacopone, che si deve al fiorentino Francesco Bonaccorsi nel 1490, ne raccolse il numero perfetto di cento, avanzando già sospetti su alcune di esse (in particolare le ultime della raccolta).