(1872-1936) è stato uno dei poeti russi più abili del primo Novecento. Animatore culturale, instancabile traduttore (da Rimbaud, Shakespeare, Ovidio, Casanova), sapeva provocare e sedurre. Conobbe il successo. Dopo aver accolto con entusiasmo la Rivoluzione del 1917, fu marginalizzato dal governo russo: le sue eccentricità, in era di conformismo, davano fastidio. Nel 1909 pubblica l’opera più risolta e perfetta, Le imprese di Alessandro il Grande, prova di un talento «sempre più rigoroso e lontano dal modernismo a buon mercato» (Sergej Solov’ev). A Kuzmin così si rivolse il geniale poeta Velemir Chlebnikov, «Voi modellate con mani prodigiose Le imprese di Alessandro».