«A dispetto del tono alto, l'esordio del libro prende spunto da scene di quotidianità normalissima. Anzi, la stessa parola poetica sembra voler scaturire dalla prassi più consuetudinaria della vita di tutti i giorni... Ma è proprio questa origine a metterci in allarme: anche i gesti più concreti delle attività pratiche sono sull orlo di un abisso, quello del vuoto, appunto... Ma questo orizzonte di luce appena sufficiente e di insensatezza che rischia di invadere l'esistenza ordinaria non produce una poesia privata, minimalista o addirittura solipsista... Ogni volta è un incontro umano oltre che geografico.» Gianfranco Lauretano