La coscienza di Zeno riassume l’esperienza umana di Zeno, il quale racconta la propria vita in modo così ironicamente disincantato e distaccato che l’esistenza gli appare tragica e insieme comica. Zeno ha maturato delle convinzioni (la vita è lotta; è una “malattia”; la nostra coscienza un gioco comico e assurdo di autoinganni più o meno consapevoli) e in forza di tali assunti il protagonista acquista quella saggezza necessaria per vedere la vita come una brillante commedia e per comprendere che l’unico mezzo per essere sani è la persuasione di esserlo.
L’opera è caratterizzata da un’architettura particolare: il romanzo, nel senso tradizionale non c’è più; subentra il diario, in cui la narrazione si svolge in prima persona e non presenta una gerarchia nei fatti narrati, a ulteriore conferma della frantumazione dell’identità del personaggio narrante. Il protagonista, infatti, non è più una figura a tutto tondo, un carattere, ma è una coscienza che si costruisce attraverso il ricordo, ovvero di Zeno esiste solo ciò che egli intende ricostruire attraverso la sua coscienza.