Italo Svevo, pseudonimo di Aron Hector Schmitz (Trieste, 1861 – Motta di Livenza, 1928), è autore di tre romanzi, numerosi racconti brevi e opere teatrali. Di cultura mitteleuropea, ebbe in Italia riconoscimenti tardivi e fama postuma.
Nato a Trieste, nell’allora impero austro-ungarico, in una famiglia borghese di religione ebraica, nel 1892 pubblica il suo primo romanzo (Una vita), ma l’opera viene sostanzialmente ignorata dalla critica e dal pubblico così come la seconda prova, il romanzo Senilità, pubblicato nel 1898. Deluso dall’insuccesso letterario decide di dedicarsi al commercio e diventa curatore di affari nel colorificio Veneziani che appartiene al suocero Gioacchino. Nel 1907, frequentando un corso d’inglese alla Berlitz School di Trieste, conosce lo scrittore irlandese James Joyce, suo insegnante, che lo incoraggia a scrivere un nuovo romanzo. Intorno al 1910 entra in contatto con la psicoanalisi freudiana e traduce L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud. Nel 1919 inizia a scrivere il suo terzo romanzo, La coscienza di Zeno, che pubblicherà nel 1923 presso l’editore Cappelli di Bologna, ancora senza successo fino al 1925, quando l’amico Joyce lo propone ad alcuni critici francesi, mentre in Italia è Eugenio Montale che in anticipo su tutti, sulla rivista milanese "L’esame", ne afferma la grandezza.
Italo Svevo muore nel 1928. Un quarto romanzo, Il vecchione o Le confessioni del vegliardo, la “continuazione” de La coscienza di Zeno, rimarrà incompiuto.