La zampa del gatto venne rappresentata per la prima volta all’Arena Nazionale di Firenze l’11 aprile 1883.
La scena si svolge in casa di Marcello. Fabrizio è un barone che lavora in diplomazia, gaudente e grossolano. Da tempo corteggia una giovane vedova e finalmente è riuscito a strapparle un appuntamento facendole credere di essere un amante delle belle arti. Vero amante delle belle arti è invece Marcello, da cui Fabrizio, dopo molte insistenze, riesce a ottenere in prestito la casa, sperando di ingannare la donna sfruttando i quadri e i libri accumulati da Marcello.
Marcello è un animo sensibile e molto impacciato. Da tempo è innamorato di una donna, ma non ha mai avuto il coraggio di professarle il proprio amore, tanto che si è rivolto alla sorella pregandola di fare da tramite. La sorella di Marcello ha mandato a questa donna una lettera scritta da Marcello, certa che ricevendola lei si recherà subito dal fratello ricambiandone l’offerta d’amore.
C’è però una cosa che Marcello e Fabrizio ignorano: essi stanno corteggiando la stessa donna, Livia, ma la loro reticenza a parlare di questioni amorose ne ha tenuta nascosta l’identità. Livia, inoltre, non sa dove abiti il timidissimo Marcello. Il caso vuole che la lettera spedita dalla sorella di Marcello debba arrivare a destinazione proprio il giorno in cui Fabrizio combina l’appuntamento clandestino.
A Fabrizio, che aveva preso in giro l’animo poetico di Marcello dicendogli: «in amore, chi si rimane alla poesia fa la zampa del gatto che cava per altri le castagne dal fuoco», non resta che concludere: «una zampa del gatto ci fu, solo che invece di quella è stata questa».
Il testo della commedia si chiude scherzosamente con la frase latina «Sic vos non vobis mellificatis apes» (Così voi non per voi fate il miele, o api).