Le lettere cartacee autografe, che oggi nessuno scrive più, sono uno specchio dell’anima, dell’esistenza propria e altrui, goduta e sofferta nell’arco di tempo riservatoci dal destino. Questo è ancor più vero per una scrittrice sensibile come Maria Pascucci che ha attraversato con umana pazienza e successo editoriale un secolo, il Novecento, teatro di due tragiche guerre mondiali, ma anche spazio vitale e terreno di fecondo confronto. Nelle lettere indirizzate a Titomanlio Manzella Maria Pascucci ha lasciato un autoritratto efficace e una testimonianza attendibile, anche se di non facile interpretazione, della sua attività di scrittrice e della sua personalità di donna.