Nell’oltrepassare la soglia della poesia, ho sempre la sensazione di addentrarmi in uno spazio nebbioso, dove i nomi e i segni mi sfiorano senza mostrarmi la vera esattezza delle loro forme. Poco a poco mi abituo allo spessore di quella nebbia fluttuante dove neppure io mi riconosco. Cerco di confondermi coi verbi che vanno e vengono, fino ad appartenere alla loro coniugazione. Nella perpetua ambiguità che producono i loro tocchi, sento di avvicinarmi alla ricerca. Forse soltanto nell’esercizio della ricerca riesco a spiegarmi il mio cammino.