Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938) scrive le prime poesie ancora adolescente. Studia nel liceo classico Manzoni di Milano, dove intreccia con il suo professore di latino e greco, A.M.C., una relazione che verrà interrotta nel 1933 a causa di forti ingerenze da parte dei suoi genitori. Nel 1930 è iscritta all’Università statale di Milano, dove frequenta coetanei quali Vittorio Sereni, Enzo Paci, Luciano Anceschi, Remo Cantoni. Segue le lezioni del germanista Vincenzo Errante e del docente di estetica Antonio Banfi col quale si laurea nel 1935. Viaggia oltre che in Italia, in Francia, Austria, Germania e Inghilterra, ma il suo luogo prediletto è la settecentesca villa di famiglia a Pasturo, ai piedi delle Grigne, nella provincia di Lecco, dove scrive a contatto con la natura solitaria e severa della montagna. A soli ventisei anni si toglie la vita nel prato antistante all’abbazia di Chiaravalle: la famiglia negò la circostanza «scandalosa» del suicidio, attribuendo la morte a polmonite. Il testamento della Pozzi fu distrutto dal padre, che manipolò anche le sue poesie, scritte su quaderni e allora ancora tutte inedite. È sepolta nel piccolo cimitero di Pasturo.